Amen, Brother.

Sono considerati “the most influential six seconds in the history of recorded sound”. Il loop più campionato di sempre. Sei secondi di batteria sincopata, al minuto 1’26 di questo pezzo, un lato B di un 45 giri dei Winstons. Oggi qualcuno ha deciso di fare una campagna di crowdfunding come tributo all’unico membro del gruppo rimasto in vita, che non ricevette un singolo penny di diritti del brano perché fino a pochi anni fa la materia non era sufficientemente regolata, e ognuno faceva come voleva. Il pezzo ha un titolo bellissimo: “Amen, Brother”. Oggi, quel breakbeat di batteria ha appunto il nome di Amen Loop. Quante volte lo avrete sentito sotto ai vostri pezzi preferiti? Lo hanno usato tutti, dai Prodigy ad Aphex Twin, a David Bowie, a Skrillex. Esiste un bel motore di ricerca che vi dice chi ha campionato cosa, e qui potete divertirvi a trovare le 1536 canzoni in cui il loop è presente. Ovviamente sono solo quelle ufficiali: si calcola che i pezzi siano il doppio o forse il triplo. Il batterista si chiamava Gregory Coleman, e morì come un homeless nel 2006. Questo l’appello che si può leggere nella pagina del fundraising, attivato da un DJ londinese: “If you have ever written or sold any music with the amen break, or even just enjoyed one of the countless hundreds and hundreds of tunes that contain it over various genres and styles of music, please donate towards the good cause of the worldwide music community giving something back to the man behind the legendary breakbeat.” Insomma vi sta dicendo: se qualche volta in vita vostra avete usato questo loop per i motivi più vari, anche per tamburellare sul sedile della metro, sdebitatevi con una cifra simbolica con l’ultimo superstite di un gruppo ultra-Disbanded da anni. Qui la pagina del Fundraiser,  al momento arrivato 22mila sterline. Qui sotto una bella discussione sul pezzo. Thanks Luca De Gennaro per la segnalazione. Elvis has left the building.

Volto, il marziano che vola in elicottero sulla giungla.

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Nella golden age dei supereroi americani apparivano e scomparivano figure improbabili, spesso inventate per la pubblicità. Come in questa striscia del 1946, molto Disbanded e con una punta di quasi ingenuo razzismo vintage. Tanto per cominciare il protagonista si chiama Volto e viene da Marte, ma non si direbbe perché guida un biplano. Nella giungla.  Basterebbe questo per passare oltre, ma il fumetto è breve quindi portiamo la lettura a compimento. Come detto Volto e il suo assistente anziché proteggere le metropoli da pericolosi delinquenti, consumano combustibile sorvolando l’inesplorata foresta  amazzonica, senza un perché.

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Ma ecco apparire “due bianchi” su una canoa, inseguiti da alcuni selvaggi decisi a farli a pezzi.

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Per fortuna però Volto ha due mani: la sinistra per respingere e buttare indietro i selvaggi, la destra per attrarre come una calamita i due poveri esploratori che se la cavano senza un graffio, e anzi mantengono intatti i loro costumi, cappello incluso. Chi dà tutto questo – anche inquietante – magnetismo al povero Volto?

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Semplice: i Grape-Nuts Flakes, che non sapremo mai cosa contenevano di così nocivo.

(Volto venne poi trovato morto a seguito di un incidente con suo pallone aerostatico mentre sorvolava il Sahara in cerca di nemici)

Elvis has left the building.

Perché questo è stato il pezzo dell’anno.

Sono anni in cui la televisione è tornata a dettare legge, alimentata dai second screens e dal grande lavoro di sceneggiatori, scrittori e curatori. Pare che il 2015 sarà l’anno in cui la musica e la televisione copuleranno, dopo anni di matrimonio più o meno felice. Lo dice anche Rolling Stone, quindi sarà vero.  Nulla di più facile, pertanto, che anche le carriere musicali siano condizionate da un singolo programma televisivo, come succedeva negli anni ’60. Potete chiederlo ai Future Islands, che il 3 marzo del 2014 sono stati ospiti al Letterman Show e hanno suonato una canzone: Seasons (waiting on you). Poche ore dopo, le mosse, i gesti, la verve da crooner e la voce che ogni tanto diventa diabolica e roca del suo frontman diventavano un cult. Tutti vorrebbero avere il collo snodabile che ha lui. Ogni mago vorrebbe scomparire da un punto del palco e riapparire pochi istanti dopo in un altro, solo grazie a uno zompo. Loro stessi non immaginavano quel successo forse. Eccoli poco dopo la puntata, un po’ come degli absolute beginners.

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In realtà la performance non resta isolata. Su tutto il web si inizia a parlare di questo buffo e snodato showman, e basta farsi un giro in rete per vedere altri show in cui “Seasons” viene interpretata sempre allo steso modo e con la stessa forza, al Primavera come in altre piazze o show. (Qui saltella alla grande). Fioccano anche le cover acustiche del pezzo, segno che non era solo scena. E nelle classifiche di fine anno non c’è testata che non includa il disco nelle tradizionali top ten. Ecco perché – secondo questo umile blog – questo pezzo è il “live act” e singolo di un anno in tutto e per tutto, sempre e per sempre, Disbanded.

 

 

Elvis has quasi left the year.

Attori che ci riflettono in faccia.

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Tra gli spot più belli con attori che riflettono a voce alta, o ci riflettono direttamente in faccia, amiamo sempre ricordare il bellissimo Barclays Bank “Big” con Anthony Hopkins (se il vostro tempo è denaro saltate direttamente al minuto 1’13”: “I love this movie, it’s gonna be big. There’s only one small problem: my fee”), gli stupefacenti monologhi di Samuel Jackson filmati da Jonathan Glazer sempre per la stessa potente banca, e poi una miriade di altri esempi: ognuno può annotare mentalmente i suoi preferiti.

Oggi si aggiungono questi commercial con l’attore del momento, il true detective Matthew McConaughey. Sono riflessioni a bordo di una Lincoln, con la sua pronuncia dalle S striscianti, la sua bella faccia e le sue mani, perfino loro, espressive.

Ma l’attore è talmente al centro della scena attualmente, che subito è arrivata la parodia-spoof di Jim Carrey durante il SNL.

Consiglio di arrivare alla fine anche se non capite niente: sarete comunque soddisfatti.

Elvis has left the building.

Le foto di Stanley Kubrick al wrestler Gorgeous George.

Gorgeous George, full-length portrait, standing in wrestling ring, facing leftSeveral women at ringside, standing and reaching as if to catch something thrown by wrestler Gorgeous George who, though not visible in this image, was standing in the ring

Le belle foto, tratte da Look magazine del ’49, e scattate quando il non-ancora-regista aveva 21 anni, sono in verità una scusa per aprire una finestra sul più Disbanded wrestler ever: Gorgeous George, che prima di salire sul ring lo disinfettava e lo profumava. Non ho mai capito i fan di questa specie di sport, e non sapevo che la sua epoca d’oro fossero gli anni ’50. Non avevo nemmeno mai sentito parlare di George. Ma non si può negare che tutto sia molto Disbanded. Vedere questo video per credere. Altre foto dei servizi giornalistici di Kubrick su Chicago, qui.

A wrestler strides toward Gorgeous George who stands near a corner of the ring with his hands on his chest where he had received a blow in the previous maneuver in the wrestling match

Elvis has left the building.

Il più illeggibile hashtag di sempre.

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Non una mente singola, ma più probabilmente un comitato, deve aver prodotto questo mostruoso #tutogliioincludo, uno degli hashtag più illeggibili di sempre. Coniato per la manifestazione del 25 ottobre, non riesci a leggerlo o a scriverlo (con un panino in una mano e una bandiera nell’altra) se non con estrema attenzione. Tutto cosa? No, è “Tuto”! “Gli” a chi? Ma come si permette di parlare di penetrazione anale così? Ah no, era “includo”. Insomma equivoci di questo tipo. La traduzione era comunque “Tu togli, io includo”. Complimenti. Nelle stesse ore invece, sempre su Twitter, sapiente uso dell’ironia (o autoironia) da parte di Easy Jet, che ricorda le 7 mete da Roma proprio quando la squadra della città ne prende 7 dal Bayern. Probabilmente nemmeno il tifoso più incallito se l’è presa. Anche se non ci giurerei. In ogni caso bravi.

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Elvis has left the building.